General Processor

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Agli albori dell'informatica italiana

Alla fine del 1975, due studenti della Facoltà di Ingegneria Elettronica di Firenze, Gianni Becattini e Claudio Boarino, stanno progettando delle schede a microprocessore basate su Fairchild F8 e Intel 8080.

Su numeri di Aprile e Maggio 1976 di CQ Elettronica, storica rivista del settore, pubblicano un articolo intitolato “cosa sono e come si usano i microprocessori” annunciando la prossima pubblicazione sulla rivista dei progetti da loro sviluppati.

Dal numero di Giugno 1976 inizia la pubblicazione, in tre parti, dell’articolo di Gianni Becattini “Il Child 8 un sistema base che utilizza il nuovo microprocessor F8 della Farchild”.

L’articolo suscita un certo interesse e lo stesso anno Becattini crea la Micropi, che si occupa di commercializzare la scheda del Child 8 presentata sulla rivista, le schede di espansione, la documentazione, gli accessori.

Successivamente questa esperienza evolve nella General Processor (GP), dove a Gianni Becattini si affiancano Stefano Giusti (suo compagno di studi all’università di Firenze) e Franco Pirri (che lavora in università e da tempo si occupa di elettronica digitale).

L’azienda continua la commercializzazione del Child 8 e inizia la progettazione di un nuovo modello, presentato nel 1977 e denominato Child Z.

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Foto gentilmente fornita da Franco Fellicò

Oltre alla sostituzione del processore con il nuovo e più performante Z80 della Zilog, il nuovo modello integra un pannello di comando che consente un semplice input/output senza la necessità di una costosa telescrivente. La visualizzazione avviene tramite 6 display a led a 7 segmenti che consentono la visualizzazione delle 10 cifre e di alcune lettere stilizzate.

Anche l’ultimo nato rimaneva però un prodotto destinato all’hobbysta, poco adatto ad un uso professionale.

L’azienda si indirizzerà quindi al settore business con il modello successivo, il “T”, che arriverà 2 anni più tardi. Il nome richiamava quello della famosa auto della Ford, primo modello prodotto in grande serie e di grande successo.

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Anche in casa GP il modello “T” ebbe un ottimo risultato, nel 1980 se ne produceva uno al giorno.

Il processore rimaneva lo Z80, ma la macchina si presentava come un vero computer, dotata di monitor e tastiera alfanumerica. Caratteristica curiosa era il contenitore del computer, realizzato in metallo ma anche con rifiniture in legno e plastica.

La macchina era dotata del sistema operativo CP/M, un obbligo all’epoca per chi volesse affrontare il settore business. Il sistema operativo della Digital Research era infatti diventato uno standard per le applicazioni personali e di piccola impresa.

Fin dall’inizio la GP puntò la sua campagna commerciale sull’Italianità del prodotto, con lo slogan “General Processor: pensato, progettato, costruito in Italia”.

Nel 1981 Franco Pirri abbandona la GP per dedicarsi con maggior impegno all’università di Firenze, dove oggi è professore associato in “Telematica” e “Progettazione Automatica di Circuiti Elettronici”.

Si susseguirono diverse versioni avanzate del modello “T” tra cui il “Model T MKIII” che aveva tastiera separata, e la serie GPS.

Il prodotto più tecnologicamente avanzato fu il GPS5, basato su Intel 80186 e CP/M86, che consentiva la multiutenza e poteva gestire fino a 5 utenti.

La General Processor chiuse i battenti nel 1984 circa, durante la rivoluzione del mercato causata dall’introduzione del PC IBM.

Fonti documetali

http://telemat.det.unifi.it/Home_pages/fpirri/Storia di Franco Pirri
http://www.ffellico.com racconti di Franco Fellicò, un utente Child Z
Gianni Becattini, Claudio Boarino: “Cosa sono e come si usano i microprocessori”(CQ Elettronica – Aprile; Maggio 1976)
Gianni Becattini, “Il Child 8 un sistema base che utilizza il nuovo microprocessor F8 della Farchild” (CQ Elettronica – Giugno, Luglio, Agosto 1976)

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