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La storia della grande azienda italiana

Le origini

Camillo Olivetti nasce nel 1868 in una famiglia di origini ebraiche, il padre è agricoltore e mediatore di terreni. Dopo gli studi di Ingegneria al Politecnico di Torino passa un periodo a Londra e negli Stati Uniti dove è assistente di elettrotecnica alla Stanford University.
Rientrato in Italia si dedica prima alla realizzazione di strumenti elettrici, poi il 29 Ottobre 1908 fonda la "Ing. C. Olivetti e C." per realizzare macchine da scrivere.
Nel 1911 presenta all’Esposizione universale di Torino la sua prima macchina da scrivere, la M1.

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Manifesto pubblicitario del 1912

Nell’azienda lavorano circa 20 persone, preparate personalmente da Camillo, che producono 23 macchine la settimana.
Durante la prima guerra mondiale la Olivetti produce materiali per l’esercito e l’aviazione. Terminato il conflitto l’azienda ritorna al prodotto originale con l’introduzione, nel 1920, del nuovo modello M20.
L’Olivetti si sviluppa velocemente e si afferma anche fuori dai confini nazionali. Anche le attività di Camillo si espandono, con la creazione, nel 1926, di una azienda che si dedica alla realizzazione di macchine utensili.
Sposatosi nel 1899 con la figlia di un pastore valdese, Camillo ha 6 figli.

 

Il maggiore dei figli maschi, Adriano, si laurea in ingegneria chimica nel 1924 e successivamente inizia il suo apprendistato in azienda lavorando come operaio.
Il padre lo manda tra l’agosto 1925 e il gennaio 1926 in viaggio studio negli Stati Uniti, dove visita numerose fabbriche. Adriano si immerge in una realtà sociale ed industriale molto lontana da quella dell’Italia dell’epoca. La sua esperienza americana influirà notevolmente sia sul futuro dell’azienda che sul suo impegno sociale e culturale.

Già nel 1927 Adriano, al fianco del padre, inizierà una ristrutturazione che trasforma una azienda sostanzialmente artigianale in una realtà industriale.
L’azione di riorganizzazione porta anche nel 1929 alla creazione del primo stabilimento estero in Spagna.

Gli anni 30

Il decennio che precede la seconda guerra mondiale vede l’Olivetti impegnata in una diversificazione del prodotto, sostenuta da Adriano, che dal 1932 è direttore dell’azienda.
Questo avviene innanzitutto nel 1932 con la presentazione della MP1, la prima macchina da scrivere portatile, che in breve tempo rappresenterà una considerevole fetta della produzione.
Dal 1934 iniziano gli studi per la realizzazione di una addizionatrice che porteranno alla commercializzazione, nel 1940, della MC4 Summa.
L’azienda si dedica inoltre dal 1937 alla realizzazione di telescriventi, con il modello T1, e successivamente di mobili per ufficio (la famosa linea Synthesis).
Nel 1938 Adriano sostituirà il padre, ormai settantenne, alla carica di presidente.

Il periodo bellico

Durante il conflitto l’Olivetti non fermerà mai la sua produzione ma vedrà mancare dalla sua guida i suoi massimi esponenti.
Adriano fonda una casa editrice e cerca di influenzare la scena culturale e politica con le sue idee sul futuro della società. Questa attività lo porterà fino al carcere, nel luglio del 1943, e poi in esilio in Svizzera.
Camillo, ebreo, dopo l’8 settembre 1943 si nasconde in una casa di contadini nel biellese. Ma le sue condizioni di salute precipitano e morirà nell’ospedale di Biella il 4 dicembre 1943.

Il dopoguerra

Terminato il conflitto Adriano rientra dal suo esilio in Svizzera e riprende le redini dell’azienda. Alterna inizialmente l’impegno in Olivetti con il tentativo di farsi spazio in politica, ma senza riuscire ad ottenere considerazione dai partiti di Roma. Deluso dall’esperienza politica si dedica all’Olivetti ma contemporaneamente fonda il “Movimento di Comunità” che opera nel canavese.

Il primo dopoguerra è caratterizzato da una forte espansione commerciale, nel 1947 viene creata la British Olivetti a cui fa seguito nel 1950 la Olivetti Corporation of America.
Nel 1949 viene formata la Olivetti-Bull, che distribuirà in Italia le macchine meccanografiche dell’azienda francese. Anche la produzione si espande fuori dall’Italia, con la creazione in Argentina di un nuovo stabilimento.

Sono gli anni del design dalle linee rotonde di Nizzoli e dei prodotti che hanno fatto la storia dell’Olivetti, come la Lexicon 80 (del 1948) e la portatile Lettera 22 (del 1950), che resterà in produzione per 12 anni.

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La Lettera 22 di Nizzoli - Licenza Creative Commons Attribuzione - Condividi allo stesso modo 2.0 Foto xcabelle

Ma sono soprattutto gli anni della Divisumma 14, prodotta dal 1948, innovativa calcolatrice elettromeccanica nata dalla matita di Natale Capellaro. Il prodotto, prima calcolatrice scrivente al mondo ad eseguire le quattro operazioni, ottenne un grande successo e generò ingenti profitti. La storia si ripeterà nel 1956 con la Divisumma 24, sempre di Capellaro.

Olivetti è riconosciuta come un punto di riferimento nel design industriale ed ottiene numerosi riconoscimenti. Nel 1952 il museo di arte moderna di New York ospita i prodotti Olivetti. Due anni più tardi, a poca distanza, sulla Fifth Avenue, sarà aperto uno show room, simbolo del prestigio mondiale dell’azienda.

Nel 1958 Adriano trasforma il movimento di Comunità in partito e partecipa alle elezioni politiche. I risultati sono però molto deludenti, anche se Adriano è eletto. Lo stesso anno Adriano abbandona l’azienda, ma per poco tempo. Già nel 1959 torna in Olivetti e decide di acquisire l’americana Underwood, grande produttore americano di macchine da scrivere. Lo scopo è quello di utilizzarne le potenzialità produttive e acquisirne la rete commerciale. L’operazione della piccola azienda italiana che acquisisce il colosso americano desta sui mercati mondiali un forte stupore.
Ma l’acquisizione si rivelerà eccessivamente gravosa. La Underwood è fortemente indebitata e con impianti produttivi antiquati, la cui ristrutturazione richiederà un ingente impegno finanziario.

Gli anni cinquanta segnano anche l’inizio dell’avventura dell’Olivetti nell’elettronica, fortemente voluta da Adriano. Fin dal 1952 crea a New Caanan un laboratorio che ha lo scopo di seguire lo sviluppo dell’elettronica la dove ha i suoi maggiori sviluppi.

Nel 1954 partecipa con l’università di Pisa alle prime fasi di progettazione di un calcolatore elettronico e l’anno successivo decide di creare in zona un gruppo di ricerca autonomo al quale sarà affidato il compito di realizzare un calcolatore elettronico. Il lavoro si concretizzerà con la presentazione alla fiera di Milano del 1959 del primo calcolatore italiano: Elea 9003.
La gamma dei calcolatori elettronici si amplierà negli anni successivi con prodotti indirizzati ad applicazioni tecnico scientifiche ed a quelle commerciali.

Nel 1960 l’elettronica fa il suo ingresso anche nei classici prodotti meccanici Olivetti. Nella Mercator 5000, una fatturatrice meccanica viene “espansa” con l’aggiunta di una unità di moltiplicazione elettronica denominata “UME”.

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Pubblicità dei prodotti elettronici Olivetti dei primi anni 60
Foto dell'
ITC "Dagomari" di Prato

Ma il destino interrompe questa eccezionale stagione aziendale. Mentre si sta recando in Svizzera in treno Adriano muore per trombosi celebrale. Era il 27 Febbraio 1960.
Sotto la sua guida l’Olivetti ha raggiunto una dimensione mondiale, sia dal punto di vista produttivo che commerciale, e conta circa 36000 dipendenti.

Il dopo Adriano

Alla guida del gruppo viene nominato Giuseppe Pero, che si occupa da tempo della parte amministrativa ed è persona molto vicina alla famiglia Olivetti.
Sono anni caratterizzati da una crisi economica internazionale, e la Olivetti la deve affrontare con una situazione finanziaria difficile, dove la forte esposizione con le banche è complicata dalle ingenti risorse richieste dalla operazione Underwood. Inoltre la ricerca nel settore elettronico sta richiedendo notevoli investimenti.
La famiglia non è in grado di ricapitalizzare l’azienda e per salvare l’Olivetti nel 1964 viene creato un “gruppo di intervento” formato da Imi, Fiat, Mediobanca, Pirelli e Centrale. La famiglia vende al “gruppo di intervento” il 25% del pacchetto azionario e ripiana così i propri debiti personali con le banche. Il gruppo di intervento prende il controllo dell’azienda, nomina amministratore delegato Aurelio Peccei, proveniente dal gruppo Fiat, ma non interviene finanziariamente nell’azienda, che non riceve nuove risorse finanziarie. Viene invece attuata una ristrutturazione aziendale che si basa innanzitutto su una decisione: l’avventura dell’elettronica voluta da Adriano deve terminare, l’azienda punta sulla tradizione, ovvero la meccanica.
Lo sviluppo dei calcolatori richiede notevoli investimenti, che Olivetti non può affrontare, ed il futuro del settore appare quantomeno incerto, almeno per una dirigenza che non ha la lungimiranza di Adriano. La divisione elettronica passa quindi gradualmente sotto il controllo della General Electric, che continuerà per molti anni lo sviluppo dei grossi calcolatori.

Ma il destino non vuole tenere lontano l’azienda dall’elettronica per molto tempo. Fra i pochi elettronici rimasti in azienda c’è Pier Giorgio Perotto che sta preparando un calcolatore programmabile di piccole dimensioni, la Programma 101. Presentata alla fiera di New York del 1965 ottiene subito un notevole successo e viene denominata dalla stampa “il primo desktop computer al mondo”.

Negli anni seguenti il rientro nel settore elettronico si conferma con la produzione del terminale per uso bancario TC 100 e della P 203, una macchina contabile evoluzione della P101, che integrava la tastiera e il sistema di stampa della macchina da scrivere elettrica Tekne 3.

Dello stesso periodo va ricordata la Valentine, simpatica macchina da scrivere portatile prodotta dal 1969 e disegnata da Ettore Sottsass, che nel 1971 sarà esposta al museo di arte moderna di New York.

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La Valentine

Gli anni 70

Gli anni settanta segnano il passaggio definitivo dell’azienda verso l’elettronica. A guidare la trasformazione è Ottorino Beltrami, che in Olivetti aveva vissuto l’epoca pionieristica della Olivetti-Bull e della Divisone Elettronica, nella quale era rimasto dopo la cessione alla General Electric.
Beltrami rientra in azienda nel 1971 ed assume la carica di amministratore delegato. Porta in Olivetti la cultura organizzativa della grande azienda americana, e fa rientrare in azienda una preziosa collaboratrice, Marisa Bellisario, che nella mansione della pianificazione prodotti avrà un ruolo fondamentale nella migrazione all’elettronica.

Nel 1971 viene presentata la P602, un nuovo microcomputer per applicazioni tecnico-scientifiche che viene presentato come l’evoluzione della P101, affiancato nel 1973 dal P652.

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P602- Foto Fabrizio Fesani

Nel 1974 vengono annunciati il terminale bancario TC800 e i sistemi Audit 7 ed Audit 5, dei veri e propri computer specializzati per applicazioni contabili.

Nel 1976 inizia la produzione di un nuovo minicomputer per applicazioni tecnico-scientifiche, il P6060, che presenta già numerosi elementi di un moderno personal computer: tastiera alfanumerica, floppy disk, caricamento del sistema operativo all’accensione dal floppy, linguaggio Basic.

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Il computer P6060 - Foto Roberto Bazzano

L'anno sucessivo la gamma viene ampliata con il P6040, un desktop computer programmabile in MiniBasic per applicazioni tecniche e scientifiche.

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P602- Foto Massimo Sernesi

L’elettronica entra anche nel mondo della scrittura con il sistema TES 501 (del 1976) dotato di un display e un floppy da 8” per memorizzare i documenti.

La fine del periodo di transizione è segnato dall’ingresso della nuova tecnologia nel più tradizionale dei prodotti meccanici: la macchina da scrivere. Nel 1978 viene presentata la ET101, prima macchina elettronica al mondo, che sarà seguita da numerosi altri modelli. Il grande successo di questi prodotti rivitalizzerà per diversi anni il mercato di un prodotto destinato ad essere soppiantato dal personal computer.

Questa impegnativa fase di transizione all’elettronica richiede una profonda riorganizzazione produttiva e pesanti investimenti che porteranno l’azienda in una difficile situazione finanziaria.

L’era del personal computer

Nel 1978 Carlo De Benedetti acquisisce il controllo dell’Olivetti e ne diventa amministratore delegato. Il nuovo manager da un nuovo impulso all’azienda, esegue velocemente un risanamento finanziario (attraverso forti aumenti di capitale e la rinegoziazione dei debiti con le banche) ed una riorganizzazione dei processi di gestione.

Nei prodotti De Benedetti trova una azienda che ha già migrato nell’elettronica, ed ha una buona posizione nell’emergente mercato dell’informatica; proprio nel 1978 sarà presentata la nuova linea di computer gestionali BCS.

De Benedetti sceglie per Olivetti un futuro nell’informatica. Nel 1979 inizia la progettazione di un nuovo elaboratore che sarà presentato solo nel 1982, l’M20. La macchina è tecnologicamente avanzata, basata sull'innovativo processore a 16 bit Zilog Z8001, ma non rispetta gli standard hardware e software che si stanno velocemente affermando, quelli del PC IBM.

Foto M20ST e M20BC
I computer M20 ST e BC - Foto Antonio Busi

Dopo l’insuccesso dell’M20, nel 1984 viene presentato l’M24 che segue invece i dettami del mercato: processore Intel e sistema operativo Microsoft. Le ottime prestazioni del prodotto ne determineranno un grande successo.
L’Olivetti diventa leader in Europa per la produzione di personal computer e terzo produttore mondiale. Esporta il suo prodotto anche negli Stati Uniti grazie ad un accordo con AT&T.

Il personal computer, che in questi anni sta invadendo gli uffici e le case di tutto il mondo, diventa il principale prodotto Olivetti. All’M24 seguiranno numerosi altri modelli che tenteranno di tenere il passo della frenetica evoluzione tecnologica.

Ma Olivetti investe anche sull’ampliamento dell’offerta, con le fotocopiatrici, i fax, e i computer per uso domestico (la linea Prodest).

Nel settore dei mini computer si rimpiazzarono le numerose soluzioni verticali con una nuova serie di macchine denominata “Linea 1”. Nelle intenzioni doveva essere una architettura flessibile e capace di evolvere nel tempo. Purtroppo i risultati non furono pari alle aspettative, anche a causa di alcune scelte poco azzeccate, come il microprocessore Zilog e la scelta di sviluppare un nuovo sistema operativo proprietario.

De Benedetti sostiene lo sviluppo anche attraverso numerosi accordi tecnici e commerciali (Saint-Gobain, AT&T, Hitachi, Canon; Dec) ed acquisizioni di altre aziende (Acorn, Triumph-Adler).

Nel 1988 Vittorio Cassoni, manager Olivetti prestato alla AT&T per guidare la divisione informatica, rientra dagli USA e diventa amministratore delegato. Riorganizza l’azienda in quattro separate società: Olivetti Office, Olivetti Systems & Networks, Olivetti Information Services.

Gli anni 90: le telecomunicazioni e la crisi dell’informatica

La corsa del mercato dei computer verso l’aumento delle prestazioni e la riduzione dei prezzi ha ridotto la redditività del prodotto. Nei primi anni novanta Olivetti si vede costretta ad effettuare pesanti tagli di personale.

Nel 1990 si intravedono le potenzialità del nascente mercato delle telecomunicazioni ed insieme ad altre aziende del settore viene creata Omnitel, con lo scopo di operare nella telefonia mobile. Farà seguito nel 1995 l’ingresso del gruppo nella telefonia fissa con Infostrada.

Ma mentre il nuovo settore delle telecomunicazioni sta crescendo, richiedendo ingenti investimenti, il mercato dell’informatica continua nella sua crisi e Olivetti si trova in una difficile situazione finanziaria. Nel 1996 De Benedetti lascia l’azienda. Il nuovo capitano Olivetti sarà Roberto Colaninno che assume la carica di amministratore delegato. Sotto la sua guida l’azienda affronterà una difficile ristrutturazione che vedrà la cessione del settore dei personal computer, dei mobili per ufficio, e dei servizi. Molti stabilimenti all’estero chiudono i battenti, e negli stessi anni ingenti quote di Omnitel ed Infostrada passeranno alla tedesca Mannesmann.

Alla fine del decennio Olivetti è un’azienda risanata e concentrata nelle telecomunicazioni e intraprende una nuova difficile sfida: l’acquisizione di Telecom Italia. Nel 1999 con una clamorosa Offerta Pubblica di Acquisto e Scambio (OPAS) ne acquisisce il controllo. L’operazione è parzialmente finanziata dalla cessione delle quote rimanenti di Omnitel e Infostrada al gruppo Mannesmann.

L'Olivetti oggi

Il forte indebitamento derivato dall’OPAS e la difficile situazione dei mercati finanziari portano nel 2001 alla cessione della quota di controllo ad un nuovo gruppo formato principalmente da Pirelli e Benetton. I nuovi amministratori Marco Tronchetti Provera e Carlo Buora indirizzano ulteriormente l’azienda verso le telecomunicazioni. La focalizzazione sul nuovo core business e il forte indebitamento portano ad una nuova stagione di cessioni di attività e partecipazioni.

Nel 2003 Olivetti viene fusa con Telecom Italia e la nuova società assume il nome di quest’ultima.
La tradizione industriale resta viva in Olivetti Tecnost, controllata da Telecom Italia, che continua la produzione di calcolatrici, fotocopiatrici, stampanti, fax.
Restano inoltre nelle attività Olivetti la produzione di sistemi per il mondo bancario e postale, per il punto vendita, per i giochi a pronostico, lotterie e sistemi elettorali.

Nel 2005, nell’ambito di un progetto di rilancio dello storico marchio, Olivetti Tecnost ritorna ad essere Olivetti S.p.A.

 

BIBLIOGRAFIA

Paolo Bricco, Olivetti, prima e dopo Adriano, l’ancora del mediterraneo, 2005
Elserino Piol, Il sogno di un’impresa, il sole 24 ore, 2004
http://www.archiviefuturo.it
http://www.storiaolivetti.telecomitalia.it/

Per la storia dei computer Olivetti si veda “I computer Olivetti” nella sezione “Computer”.